Un business chiamato Halal

La drammaticità degli eventi destinati a cambiare lo scenario mondiale richiede momenti di riflessione che portano con sé una rinnovata consapevolezza e sensibilità nei confronti di queste popolazioni. Ma fanno emergere anche incredibili opportunità.

Le indubbie differenze culturali così come di usi e costumi si traducono, sotto forma di business, in difficoltà di dialogo commerciale, sottolineando la necessità di adeguare l’offerta ai potenziali clienti-consumatori musulmani.

Nell'area musulmana la risposta si chiama ‘certificazione’. Purché rilasciata da Halal Italy Authority, organo ufficiale di certificazione di qualità Halal, che opera in Italia in rappresentanza della Halal International Authority, autorità internazionale di certificazione islamica riconosciuta da organizzazioni governative, associazioni dei consumatori, autorità e rappresentanze religiose dell’Islam nel mondo.

Alcuni settori, come l’agroalimentare, l’artigianato e il turismo, hanno intravisto il business e stanno già adeguando la propria offerta secondo gli standard di questa certificazione.

In effetti è una scelta strategica poiché si rivolge a 2 miliardi di nuovi consumatori nel mondo, con un giro d’affari di 500 miliardi di euro. In Europa il mercato dei prodotti Halal dovrebbe valere 54 miliardi di euro, la cui quota italiana sarebbe di 5 miliardi. Tra i principali prodotti figurano la carne e persino i salumi, diretti a immigrati o turisti in Occidente.

Nel prossimo decennio i consumatori Halal dovrebbero aumentare del 20-25% grazie al maggiore potere d’acquisto delle comunità musulmane in Europa ma anche all’immagine ‘sana’ di cui godono i prodotti così certificati, che attirano consumatori a prescindere dal credo religioso.

“Halal è sinonimo di garanzia, genuinità, tracciabilità e trasparenza – ha dichiarato Sharif Lorenzini, presidente Italia Halal Italy Authority, nel corso di un recente convegno a Bari -. Il consumatore Halal ricerca costantemente una serie di prodotti certificati, alimentari e non, rivolgendosi a strutture turistiche attrezzate per renderle mete allettanti abbattendo barriere culturali ed economiche.”

Per ora il business è stato colto da alcuni Paesi europei: in Francia, dove si contano circa 10 musulmani ogni 100 abitanti, è stato inaugurato il primo fast food Halal a Parigi. Dal 2011 la Camera di Commercio di Bruxelles ha invece certificato Halal le camere d’albergo per ospiti musulmani: nei minibar non si trovano alcolici né carne di maiale, ma sono presenti un Corano e un tappeto per la preghiera. E in Belgio le scuole e gli ospedali dei quartieri a maggiore densità di immigrati musulmani servono piatti Halal.

In Italia i consumatori Halal si concentrano in Toscana e nelle grandi città dove possono trovare, per esempio, macellerie islamiche che assicurano un metodo di lavorazione della carne Halal. Tra i prodotti certificati figurano i salumi e il pesce marinato Halal di Bernardini Gastone, la carne lavorata dall’azienda Siciliani Industria Lavorazione Carne, lo spumante senza alcool Lida Diva della Cantina Colonnara, la Drive Beer con 0.0% Beer Halal...

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