E' tempo di riforme strutturali

Secondo il Global Competitiveness Report 2013-14, pubblicato il 4 settembre dal World Economic Forum, l'Italia non sarebbe granché competitiva: occupiamo la 49° posizione della classifica mondiale che vede in testa la Svizzera (per il quinto anno consecutivo), seguita da Singapore, Finlandia, Germania (che guadagna due posizioni), USA, Svezia, Hong Kong, Paesi Bassi, Giappone e Regno Unito.

L'indice misura la competitività in termini di trasparenza delle istituzioni, infrastrutture, macroeconomia, sanità e istruzione, efficienza del mercato del lavoro, innovazione e tecnologia.

In Europa gli sforzi per contrastare il debito pubblico ed evitare la caduta in picchiata dell'euro hanno distolto l'interesse dalla competitività. In particolare le economie dei paesi del Mediterraneo, come Spagna (35° posizione), Italia, (49°), Portogallo (51°) e Grecia (91°) devono migliorare la propria efficienza e innovazione così come l'accesso al credito.

Anche alcune tra le maggiori economie emergenti devono migliorare in termini di business e società civile implementando riforme. Dei cinque paesi Brics, la Cina (29°) si mantiene alla guida, seguita da Sud Africa (3°), Brasile (56°), India (60°) e Russia (64°). In Asia troviamo Singapore, Hong Kong SAR, Giappone e Taiwan (12°) nelle economie top 20. Anche alcuni paesi del Medio Oriente figurano nei primi posti: Qatar (13°), UAE (19°).

Secondo Klaus Schwab, fondatore ed Executive Chairman del World Economic Forum, sta scomparendo la distinzione tradizionale tra paesi più o meno sviluppati mentre la povertà o ricchezza dell'innovazione sarà sempre più un termine di confronto.