Confindustria: l'export marcia spedito
A ottobre 2012 le importazioni italiane sono risultate in lieve aumento rispetto al mese precedente (+0,8%) mentre sono stazionarie le esportazioni, frutto di una crescita contenuta sui mercati extra Ue (+0,7%) e di una lieve flessione di quelle sui mercati Ue (-0,6%).
In aumento sono soprattutto le vendite di beni strumentali (+2,1%), mentre i beni di consumo durevoli mostrano una notevole flessione (-5,4%).
I dati pubblicati a dicembre dall'Istat e relativi al mese di ottobre 2012 rivelano un ampio incremento tendenziale per le esportazioni (+12,0%) a fronte di un aumento contenuto dell'import (+0,8%). I volumi esportati segnano +8,6% mentre quelli importati calano del -3,2%.
L'avanzo commerciale a ottobre è pari a 2,5 miliardi, determinato da un surplus di 1,5 miliardi con i paesi extra Ue e di un miliardo con i paesi Ue. Nei primi dieci mesi dell'anno il saldo complessivo, sostenuto dall'ampio avanzo nell'interscambio di prodotti non energetici (+60,2 miliardi), risulta positivo e pari a 6,5 miliardi.
Rispetto a ottobre 2011, spiccano le maggiori vendite nei paesi OPEC (+39,3%), in Giappone (+31,5%) e nei paesi ASEAN (+30,3%). In forte crescita delle vendite di prodotti petroliferi raffinati (+36,8%), articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti n.c.a. (+15,8%) nonché di prodotti alimentari, bevande e tabacco (+14,9%).
A trainare la dinamica positiva delle esportazioni nell'ultimo trimestre dell'anno sono stati i beni di consumo non durevoli (+3,0%) e i prodotti intermedi (+2,6%). L'energia (-2,8%) e i beni strumentali (-1,6%) registrano invece una variazione congiunturale negativa.
Su base annua le esportazioni sono aumentate del 17,2% coinvolgendo tutti i principali comparti. La più contenuta crescita delle importazioni (+2,3%) è dovuta soprattutto all'energia (+7,8%), mentre i beni di consumo durevoli (-6,4%) registrano una marcata flessione.
Nello scenario globale, segnali di miglioramento sono evidenti negli Stati Uniti e in Cina, anche se a un ritmo di sviluppo più lento che in passato, con conseguente beneficio per gli scambi mondiali.
Il quadro delineato a dicembre dal Centro Studi Confindustria prospetta un'Italia ancora immersa in una profonda contrazione della domanda interna e della produzione, con le imprese sofferenti per i bassi livelli di attività e fatturato, ma anche per le enormi difficoltà a ottenere pagamenti e credito.
Performance lusinghiere sono invece registrate dalle aziende che hanno provveduto a orientare diversamente la propria strategia di vendita e marketing rivolgendosi ai mercati internazionali.
Una situazione, quella italiana, che non è dunque uniforme, con evidenti segnali di assestamento. Secondo Confindustria i tassi pagati sui titoli emessi dallo Stato e dalle banche sono in calo, trasferendosi nel tempo su quelli applicati ai nuovi prestiti a famiglie e imprese. La fiducia nel manifatturiero è in lenta risalita, grazie alle attese sulla produzione. L'anticipatore OCSE è in aumento da due mesi e conferma dapprima l'attenuazione della caduta del PIL, seguita da una risalita. E così molti progetti imprenditoriali sono tenuti in sospeso, ma i rischi sono più bilanciati, non solo dunque al ribasso.
Nel prossimo futuro le previsioni di Confindustria sono positive, con un aumento del commercio mondiale dell'1,9% nel 2012 (1,4% a settembre), del 2,1% nel 2013 (1,6%) e del 5,4% nel 2014 (variazione inferiore alla media di lungo periodo): ciò significa che, dopo la brusca frenata di quest'anno, l'export italiano tornerà a marciare più speditamente.
La debolezza del mercato del lavoro, i margini compressi delle imprese e la necessità di recuperare competitività manterranno la dinamica delle retribuzioni su un basso profilo, di poco superiore al punto percentuale annuo. Tuttavia l'export dovrebbe registrare una variazione positiva, accelerando dal +0,6% nel 2012 al +2,8% nel 2014. Ma è stata la caduta verticale dell'import a determinare il miglioramento del saldo dei conti con l'estero, con la bilancia commerciale che è già in attivo nel 2012 (0,8% del PIL; 2,0% nel 2014) e quella corrente che va verso l'equilibrio (-0,3% del PIL tra due anni).
Nonostante la lenta ripresa, secondo Confindustria nel 2013 i conti pubblici conseguiranno l'obiettivo del pareggio strutturale (-0,2% del PIL al netto del ciclo), grazie al corposo avanzo primario (3,6% del PIL). Il deficit effettivo nel 2014 sarà ancora all'1,8% del PIL, ma il rapporto debito pubblico/PIL inizierà a calare: 121,4%, al netto dei contributi ai fondi europei di stabilità e alla Grecia. La pressione fiscale rimarrà prossima ai massimi storici, specie quella effettiva (53,9% del PIL nel 2014 tolto il sommerso dal denominatore).