Sace: dove va l'export?
Il significato del termine 'esportare' è profondamente mutato per SACE: non si tratta più di vendere oltreconfine ma di conquistare nuove quote di mercato in paesi al di fuori della UE.
La chiave di volta per il successo sta nella capacità di riadattarsi e dotarsi di strumenti nuovi, anche finanziari, per sostenere le strategie di sviluppo internazionale. Tanto che le aziende più solide oggi sono quelle capaci di riorientare la produzione per intercettare la crescita, indicatore del merito creditizio.
Secondo il rapporto export Rethink 2014-17 stilato da SACE, in cinque anni il peso dei mercati emergenti sull'export complessivo è aumentato del 4% a fronte di una simile riduzione dell'incidenza degli avanzati.
Saranno i mercati emergenti a generare le migliori opportunità per le imprese del nuovo export: gli investimenti nel manifatturiero rappresentano infatti un'opportunità per le tecnologie italiane, mentre la crescita della classe media è destinata ad aumentare la domanda dei prodotti del Made in Italy più tradizionale.
I mercati a maggiore potenziale di export, secondo Sace, da un lato riflettono la prevalenza dei maggiori mercati emergenti (Cina, Russia, Brasile e Turchia) e l'affermazione di nuove mete come Indonesia, Messico, Arabia Saudita ed Emirati; dall'altro confermano mercati avanzati e acquisiti come USA e Regno Unito.
A medio-lungo termine si segnalano quelli definiti come target di 'prossima generazione', quali Filippine, Malesia, Mongolia, Azerbaijan, Qatar, Cile, Colombia, Perù, Panama, Nigeria, Angola, Mozambico.