Macchine agricole, tra contoterzismo ed emergenti
Il contoterzismo in agricoltura è tra i principali fattori che contribuiscono alla domanda di macchine agricole in Italia: secondo una recente indagine effettuata da Nomisma per conto di Edagricole/New Business Media, tra il 2000 e il 2010 le giornate lavorative medie delle imprese agromeccaniche esterne sono quasi raddoppiate passando da 3,8 a 7,5 in media.
Il 48% degli imprenditori agricoli ricorre ai contoterzisti per non investire nell'acquisto di mezzi meccanici, il 30% per tagliare sui costi degli interventi.
Le imprese agromeccaniche offrono servizi come mietitrebbiatura (77,5% delle attività), lavorazione del terreno (69,4%), semina e trapianto (39,8%), diserbo (14,9%). Gran parte delle trattrici utilizzate ha un'età di 5 - 10 anni, il 20% è superiore ai 10 anni e il 7% è inferiore ai 5 anni, percentuale leggermente superiore per le attrezzature.
La necessità di rinnovare il parco macchine con mezzi tecnologicamente avanzati rappresenta dunque un'esigenza concreta anche per le imprese agro-meccaniche, che risentono però di dilazioni nei tempi di pagamento dei clienti, oscillazioni nel prezzo dei fattori produttivi, eccessiva burocrazia, difficoltà di accesso al credito e reperibilità di manodopera qualificata.
Nel mondo si contano oltre 34 milioni di trattrici operanti, di cui il 39% in Asia, il 36% in Europa, il 22% nelle Americhe e in percentuali minime in Oceania e Africa. Per FederUnacoma il parco macchine è destinato ad aumentare con la maggiore domanda di tecnologie per coltivare la terra.
I Paesi emergenti sono uno sbocco importante: per il 2014 si prevedono vendite per 620 mila trattrici in India, 500 mila in Cina, 160 mila in Europa occidentale (57 mila unità in Turchia e 24.500 nella Federazione Russa). In termini di valore, le macchine agricole vendute in Europa corrispondono però a un valore intorno ai 26 miliardi di euro (8 miliardi per le trattrici), a 21 miliardi in USA, 14 miliardi in Cina.
Nel 2015 si prevede che la Cina si mantenga sugli attuali livelli di mercato, mentre l'Europa dovrebbe segnare -7%, soprattutto in seguito al calo dei mercati trainanti di Francia, Germania e Regno Unito.