Progetto 2030 per la meccanica strumentale
Nel 2015 il macro-settore delle macchine strumentali ha esportato per 30,3 miliardi di euro (7,3% del totale nazionale), con un surplus di bilancia commerciale di circa 24,2 miliardi.
Tuttavia nel periodo 2007-2015 l’export annuo è cresciuto solo dell’1% con un miglioramento della bilancia commerciale reso possibile dal crollo dell’import.
E’ quanto emerge da un recente studio di Nomisma secondo il quale i produttori di macchine per l’industria alimentare hanno registrato le prestazioni migliori (+37,8% periodo 2007-2015), seguiti da packaging (+29,8%), industria della carta e del cartone (+28,6%) e agricoltura (+21,7%). Segno negativo per le macchine destinate al settore metallurgico (-30,2%), con un calo del 7,6% nell’ultimo anno.
Per l’Italia il principale mercato di sbocco resta l’Europa, a fronte di un allargamento della quota nordamericana e africana (7% del 2015) mentre si contrae l’export verso l’Asia orientale (17,1% nel 2011 / 12,8% nel 2015).
Nei paesi G20 la crescita di valore esportato nel periodo 2007-2014 è stata insufficiente per conservare la quota di mercato, scesa dal 9,3% del commercio totale all’8,2%, a eccezione delle macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio e dei macchinari per l’industria della carta e del cartone.
In ambito UE il valore import dall’Italia ha registrato -9%, nei paesi extra europei del G20 la dimensione del mercato è rimasta stabile con un’oscillazione tra il 6,4% e il 7%. In aumento solo in Brasile, che passa dal 14,4% al 16,4%.
In Europa l’Italia perde competitività in Francia e Spagna oltre al calo dell’export verso i paesi con elevata rischiosità.
Dall’analisi delle 225 principali aziende del settore con fatturato 2014 superiore a 20 milioni euro, è emerso che si tratta di aziende di medie dimensioni, con sede in Lombardia (28,9%), Emilia-Romagna (26,2%) e Veneto (24%). I ricavi aggregati sono di circa 21,7 miliardi euro nel 2014 (+21,3% dal 2007). Il 71% di queste aziende è stato fondato prima degli anni Novanta; poche le imprese del Meridione (1,3%) e quelle nate nel Ventunesimo secolo (12,9%).
Il 20% delle aziende con tassi di variazione più elevati dei ricavi ha visto più che raddoppiare il proprio fatturato nel periodo 2007-2014, mentre per le aziende con i tassi di variazione peggiori la contrazione è stata del 35,2%.
Le migliori performance sono quelle delle macchine per il settore metallurgico (+88,1%), del packaging (+38,8%) e delle macchine legate all’agricoltura e silvicoltura (+23,5%). Sotto la media le macchine per l’industria alimentare (+20,4%) e materie plastiche (+18,4%). Crescita lieve per la formatura dei metalli e di altre macchine utensili (+4,7%) e per la carta e cartone (+4,2%). In negativo le macchine per impieghi speciali (-3,7%) e quelle per le industrie tessili, abbigliamento e cuoio (-25,3%).
Dallo studio è inoltre emerso che un numero crescente di aziende possiede filiali estere: si è passati da 337 a 531 (+37 in Europa, +8 negli USA, +149 nel resto del mondo). Numerose aziende (122 nel 2014 a fronte di 127 nel 2007) non hanno presenza all’estero.
Pochissime sono le aziende quotate (Danieli, CNH Industrial, IMA, Prima Industrie, Biesse e Fidia) con una forte preponderanza della proprietà italiana (82,7%). Il 50% delle imprese sono a gestione familiare e nel 28% dei casi la proprietà è in mano a investitori istituzionali. Le amministratrici nei cda sono 16% del totale e solo 27 donne sono al vertice.
Il 75% delle imprese ha registrato brevetti nel periodo 2007-2014. Sono 49 (29%) le aziende che competono su scala nazionale, 55 (33%) su quella europea e 64 (38%) in ottica mondiale. Le macchine per l’industria alimentare e il packaging registrano il maggiore sviluppo tecnologico.
Le pratiche d’identificazione e memorizzazione automatica di informazioni e dall’e-commerce sono scarsamente diffuse.
Per realizzare le opportunità di Industria 4.0 e gli obiettivi dei Europa 2020, Nomisma sottolinea la necessità di approfondire la concorrenza, migliorare la dotazione di infrastrutture fisiche e di comunicazione, riducendo le disparità territoriali e permettendo così alle aziende di accedere a global value chain.
Il Progetto Industria 2030 è curato da Nomisma con Crif al fine di tracciare una politica industriale moderna e raggiungere l’obiettivo fissato dal programma Europa 2020.