La riqualificazione industriale cinese parte da Dongguan
L’Istituto Nazionale di Statistica Cinese (NBS) ha rivisto i dati del PIL nazionale a partire dal 1952 in modo da includere le spese per R&S nella formazione degli investimenti fissi, mentre in precedenza questi costi erano considerati consumi intermedi.
Una recente analisi di SACE evidenziava, quale conseguenza, livelli di PIL più alti, maggiore peso del settore industriale e tasso di investimento superiore. La revisione comporterebbe dunque un aumento dell'1,4% del PIL nominale nel 2015 anche se l’effetto sul tasso di crescita reale è stato dello 0,04%.
La Country Risk Map della Cina redatta da SACE pone il Paese come il 9° mercato di destinazione dell’export italiano e il primo di destinazione dell’export italiano nella regione Asia-Pacifico, con previsione di crescita di 1,3 miliardi di euro entro il 2019. Le opportunità migliori sono nei settori alimentari e bevande, trasformazione alimentare, gioielli e alta moda, Ho.re.ca., energie rinnovabili.
Nel 2015 Il 33% delle esportazioni italiane consisteva in prodotti di meccanica strumentale, 11% tessile e abbigliamento, 10% chimica, 8% mezzi di trasporto così come altri consumi, 5% metalli.
Nel 2015 l’Italia ha importato dalla Cina beni per euro 28,2 miliardi, segnando +12,3% rispetto al 2014.
Il PIL cinese nel 2015 è cresciuto del 6,9% e il PIL pro-capite del 6,5%. Tuttavia a febbraio 2016 l’agenzia di stampa cinese Xinhua segnalava per la città prefettura di Dongguan, nel Sud della Cina, una crescita del PIL pari all’8%, superiore non solo a quella media del Paese ma anche a quella messa a segno nel 2014 (+7,8%), tanto da prevedere una crescita annua dell'8% nel periodo 2016-2020. La città, formata da 32 cittadine tra cui Houjie, intende passare dalla produzione low-end a quella high-tech con l'introduzione dell'automazione avanzata. Per Xinhua nell'ultimo quinquennio il numero delle aziende high-tech con sede nell'area è triplicato.
Queste previsioni sembrano essere più che confermate dai dati riportati dal sito ufficiale della China Aluminum industry, che segnala per Dongguan una crescita della produzione manifatturiera del 13,8% nel primo semestre 2016. Da qui sono stati spediti 122 milioni di smart phone, con un utile operativo di 142, 01 miliardi di yuan (+71,2%). Il PIL cittadino ha raggiunto i 315,39 miliardi di yuan (+ 7,8%), superiore al tasso di crescita nazionale. Uno su 5 prodotti commercializzati a livello globale proviene da Dongguan, uno smart phone su 8 è prodotto a Dongguan. L’80% dei più noti marchi di arredo ha una sede a Dongguan. Il 30% dei giocattoli è prodotto a Dongguan.
Per il sindaco Liang Weidong, Dongguan è ancora terreno fertile per gli investimenti. Nonostante l'aumento del costo del lavoro, la città-prefettura vanta una produzione solida e un grande numero di distretti industriali che hanno sede nelle diverse cittadine, come l’elettronica a Shilong, tessile e abbigliamento a Humen, gli stampi di metallo a Chang'an.
Da gennaio 2016 il governo di Dongguan ha attivato una campagna per promuovere la sostituzione delle macchine e introdurre la robotica in fabbrica grazie all’attivazione di fondi speciali con l’obiettivo di realizzare una produzione intelligente in ambito manifatturiero. Il programma è esteso alla robotica di servizio oltre che a quella industriale per cogliere le opportunità future e sviluppare una vera e propria filiera robotica integrata. Oggi il progetto di sostituzione a Dongguan conta più di 800 persone, sono state aggiunte 29.000 attrezzature, i costi unitari del lavoro sono diminuiti dell’11,05%...
La tendenza sembra essere quella di soddisfare le esigenze dei clienti, investire in R&S e automazione per offrire prodotti e servizi ad alto valore aggiunto. E’ questo forse un addio agli ordini fatti di grandi numeri, ma una riappacificazione con il mercato con il quale occorre stabilire un dialogo diretto. Una nuova sfida all’orizzonte…
maricro