Iran post sanzioni
Con un PIL in crescita del 6,5% annuo e tasso di disoccupazione pari all’11,3%, l’Iran è il 51° mercato di destinazione dell’export italiano.
Dalle statistiche riportate nella Country Risk Map di Sace si rileva che nel 2015 l’Italia ha esportato prodotti e tecnologie per circa 1,2 miliardi di euro (+4,8% rispetto al 2014) prevalentemente meccanica strumentale (57%), 11% chimica, 7% apparecchi elettrici, 6% metalli, 3% gomma e plastica (38,6 milioni, +5,9% rispetto al 2014). Sono inoltre stati esportati prodotti in legno per 37,2 milioni (+34,6%), alimentari e bevande per 8 milioni (+8,8%).
Le aziende italiane considerano l’Iran un Paese interessante, la popolazione è cordiale e in passato il commercio è stato fiorente. Il Paese offre infatti opportunità di business e merita di essere esplorato nonostante alcuni indicatori non proprio positivi frutto delle sanzioni economiche e finanziarie dell’ultimo decennio, con conseguente caduta dell’export di petrolio e della produzione industriale. Secondo il World Economic Forum l’economia iraniana si posiziona al 76° posto su 140 Paesi in termini di competitività del sistema, per Transparency International la percezione della corruzione nel settore pubblico colloca il paese 131° su 176. Inoltre, secondo la Banca Mondiale, in termini di rapporti lavorativi l’Iran è 120° su 190 Paesi: per registrare un’impresa ci vogliono 15 giorni e per ottenere una sentenza 505 giorni.
Nel gennaio 2016 le Nazioni Unite hanno però revocato alcune misure restrittive relative al nucleare aprendo così la strada ad opportunità commerciali. Secondo un rapporto della Applied Market Information (AMI's guide of Plastics Processors in Iran), il Paese si sta gradualmente riprendendo e offre opportunità nella lavorazione delle materie plastiche e nell’imballaggio rigido, che rappresenta circa un quinto della domanda di polimeri.
L’Iran si posiziona al secondo posto nella regione per domanda di polimeri (circa 3 milioni di tonnellate) e tecnopolimeri.