Il Kenya traina l’Africa Orientale

Export  italiano in Kenya alimentari e bevande

In posizione strategica nell’Africa Orientale, il Kenya presenta interessanti potenzialità di sviluppo economico e sociale mentre i rapporti commerciali con l’Italia sono solidi da tempo:

alcuni istituti universitari italiani hanno siglato accordi di scambio e collaborazione con i corrispondenti locali, l’Agenzia Spaziale italiana opera da decenni presso il centro Spaziale Lugi Broglio, importanti aziende italiane hanno aperto uffici di rappresentanza e la grande comunità italiana residente è bene integrata nel Paese.

Il Kenya Economic Update (KEU) della Banca Mondiale prevede che nel 2017 il PIL cresca del 5,5%, in calo dello 0,5% rispetto al 2016. La crescita incessante registrata nell’ultimo quinquennio è la conseguenza di un ambiente macroeconomico stabile, prezzi bassi del greggio, raccolti buoni, investimenti pubblici e ripresa del turismo. A smorzare l’ottimismo è emerso nel 2017 il problema siccità, con ripercussioni sull’agricoltura e sui prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, essendo la quota più economica proprio quella prodotta da centrali idroelettriche, nonché sull’aumento dell’inflazione (10,3% a marzo 2017). Tuttavia nel 2018 si prevede una crescita del 5,8% e del 6,1% nel 2019 in linea con il potenziale del Paese.

Il 44,9% della popolazione kenyota è considerata di ceto medio e la percentuale è in continua crescita.

Africa classifica ceto

La Banca Mondiale auspica l’implementazione di riforme strutturali che possano accelerare il potenziale di crescita cui affiancare l’aumento della produttività e competitività agricola oltre allo sviluppo del mercato finanziario nell’edilizia abitativa per aprire nuovi sbocchi al settore delle costruzioni e creare posti di lavoro.

Kenya export italiano per settori

Nel 2016 le imprese italiane hanno esportato in Kenya per il 37% ingegneria meccanica, 14% bevande e prodotti alimentari, 10% apparecchiature elettriche, 10% trasporti, 10% prodotti chimici, 5% metalli. Per SACE i settori che presentano le maggiori opportunità sono costruzioni, infrastrutture, trasformazione alimentare, packaging, trasporti, energia.

Kenya export totale 2015 2020 SACE  

Da segnalare l’importazione nel 2015 di 315m di dollari di macchinari per materie plastiche, trasformazione alimentare e imballaggio. Entro il 2020 si prevede che i consumi di materie plastiche crescano del 60% mentre l’export di packaging dovrebbe aumentare del 40%, passando da 5 a 7 miliardi di dollari.

La regione Sub-Sahariana sta uscendo da due anni di rallentamento dell’economia e, dopo avere registrato +1,3% nel 2016, si appresta a segnare +2,4% nel 2017. La crescita del PIL è trainata da Nigeria, Sud Africa e Angola, tanto che il rapporto della World Bank sulla regione indica una crescita del 3,2% nel 2018 e del 3,5% nel 2019. Per il Kenya viene confermata la ripresa.

Il rapporto Africa’s Pulse di ottobre della Banca Mondiale prevede una crescita del PIL nigeriano dell’1% nel 2017, destinata più che a raddoppiare nel 2018 (+2,5%), per salire al 2,8% nel 2019. Nello studio viene sottolineata la revisione in positivo per il 2019 di 0,3 punti percentuali proprio per le grandi aspettative sul Paese quale conseguenza di una produzione petrolifera stabile e delle riforme introdotte in tema di scambi in valuta estera, destinati a dare impulso al settore non petrolifero.

La regione Sub-Sahariana sta superando il biennio di rallentamento economico e, dopo avere registrato +1,3% nel 2016, si appresta a segnare +2,4% nel 2017. La crescita del PIL è trainata da Nigeria, Sud Africa e Angola, tanto che il rapporto della World Bank sulla regione indica una crescita del 3,2% nel 2018 e del 3,5% nel 2019. Nigeria e Sud Africa sono usciti dalla recessione.

maricro