2018: export in crescita con qualche rischio
Il 2018 sarà all’insegna della ripresa, con effetti positivi sugli scambi internazionali e sull’export italiano, che lo scorso anno ha registrato ottime performance.
I livelli di rischiosità sono complessivamente migliorati anche se permane una certa instabilità negli emergenti mentre i fenomeni di violenza politica si diffondono in nuove aree. Sono questi gli elementi che emergono dalla Mappa dei Rischi 2018 stilata da Sace, richiedendo cautela nei movimenti attraverso la diversificazione delle geografie e strumenti di mitigazione del rischio.
Dalla Mappa di Sace emerge un generale miglioramento del rischio di mancato pagamento: su 198 Paesi analizzati, 32 hanno migliorato la categoria di rischio e 156 sono rimasti stabili (pari a circa il 91% dell’export italiano, 380 miliardi di euro). Hanno invece peggiorato la propria categoria di rischio 10 Paesi, che rappresentano 38,5 miliardi di euro di export e pesano per il 9%.
Tra gli emergenti si segnala il miglioramento di Egitto, Russia, Brasile, India e Argentina (quest’ultima su livelli di rischio comunque elevati). Peggiorano la Cina, a causa dell’elevato livello di indebitamento, e il Sudafrica, la cui economia è ancora stagnante oltre all’incertezza politica per il nuovo presidente.
I rischi di natura politica migliorano a livello globale, in particolare il rischio di confisca ed esproprio nonché quello di mancato trasferimento e convertibilità, riflettendo il progresso economico-finanziario dei Paesi che hanno migliorato la propria attrattività nei confronti degli investitori esteri (come Colombia e Vietnam) ma anche grazie al rialzo del prezzo del greggio che ha avuto risvolti positivi su Nigeria, Azerbaijan e Uzbekistan.
Il rischio di violenza politica è lievemente peggioramento a livello globale, con alcune zone critiche (Afghanistan, Libia, Pakistan, Venezuela). I più instabili sono il Medio Oriente, il Nord Africa (Mena) e l’Africa sub-sahariana: nell’area Mena, nuovi potenziali focolai (Qatar, Libano, Iran) si sono aggiunti ai conflitti esistenti (Siria, Yemen); in Africa Subsahariana alcune situazioni critiche sono cronicizzate (Repubblica Centroafricana, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan) e si aggiungono nuove minacce terroristiche. Il ciclo elettorale in America Latina (Brasile, Colombia, Messico e Venezuela) potrebbe portare a una certa instabilità.
Nel corso dell’anno Sace prevede un maggiore rischio di violenza politica in alcuni Paesi non caratterizzati da conflitti sistematici, ma dove la presenza di tensioni religiose, sociali e politiche hanno deteriorato il livello di sicurezza, come Filippine, Bangladesh e ’India, ma anche Armenia, Azerbaijan, Serbia e Kosovo.