Giappone, tra benessere e sostenibilità energetica
Con 126,7 milioni di abitanti, il Giappone si colloca al primo posto per sicurezza personale e al di sopra della media OCSE per reddito, istruzione, occupazione e qualità ambientale, ma al di sotto della media per impegno civile, stato di salute, lavoro-vita privata e abitazione.
Nel 2017 il PIL ha registrato una crescita dell’1,7%, come confermato dal Ministero degli Affari Esteri del Giappone. E’ il 15° mercato di destinazione dell’export italiano: nel 2016 le aziende italiane hanno esportato in Giappone beni per 6 miliardi di euro (+9,6%), che dovrebbero salire a 7 miliardi nel 2020, di cui si segnala il 20% nel settore tessile e abbigliamento, 14% meccanica strumentale, 13% chimica, 12% mezzi di trasporto, 10% alimentari e bevande. Nel 2016 l’import dal Giappone è stato pari a 4 miliardi (+28,7%).
Secondo SACE, elettronica, gioielli e alta moda, apparecchi elettrici, meccanica strumentale, mezzi di trasporto e arredamento rappresentano opportunità per le imprese italiane.
La Japan External Trade Organization (JETRO) sostiene che ci siano più motivi validi per investire in Giappone: il Paese sarebbe infatti candidato a diventare il centro R&S della regione asiatica grazie alla eccellente reputazione tecnologica. Inoltre la forte sensibilità ad anticipare tendenze, soprattutto nel campo della moda, lo rendono luogo ideale per il lancio di nuovi prodotti. E le PMI possono avere successo, come dimostra la struttura economica fatta per il 99,7% di imprese di piccole e medie dimensioni, che occupano il 70% degli addetti totali.
Per la Farnesina ci sono similitudini tra il nostro Paese e il Giappone, in quanto ci troviamo ad affrontare complessi problemi comuni, come l'approvvigionamento energetico, le calamità naturali, la conservazione dell'ambiente e l'invecchiamento della popolazione. Si aprono quindi interessanti opportunità di cooperazione nei settori delle energie rinnovabili, nano e biotecnologie, ICT (E-Health), architettura per tutti, robotica, domotica, prodotti chimici e farmaceutici.
Dopo i disastri di Fukushima Daiichi e i danni dello tsunami nel 2011 il settore energetico giapponese è stato ripensato per ridurre la dipendenza dal nucleare e implementare le energie rinnovabili (Innovative Strategy for Energy and the Environment, 2012): per la prima volta sono state introdotte riforme drastiche, con la liberalizzazione del mercato elettrico (aprile 2016) e del gas (aprile 2017).
Secondo l’EU-Japan Centre, l’80% dell’industria eolica giapponese ritiene che il potenziale del settore sia enorme. Il governo giapponese prevede che entro il 2030 il 22-24% dell’energia sarà da fonti rinnovabili, un obiettivo che per il Renewable Energy Institute può essere migliorato rivedendo regolamenti ormai superati. Occorre però rivedere anche i costi dell’energia eolica, superiori a quelli di altri Paesi, affinché diventi una fonte primaria di energia in Giappone.