G20: espansione economica ridimensionata
Il rapporto economico Ocse di fine settembre (Interim Economic Outlook) ridimensiona l’espansione economica a livello globale rispetto alle previsioni di maggio: +3,7% nel 2018 e 2019 ma non omogeneamente in tutti i Paesi.
A preoccupare maggiormente sono il rallentamento del commercio e l’incertezza politica, fattori che potrebbero ripercuotersi negativamente sull’impiego e sullo stile di vita dei ceti più deboli.
Tra i Paesi G20 l’India è favorita, con previsioni di crescita del PIL del 7,5% nel 2018 e 2019, trainata da investimenti ed export nonostante l’aumento del prezzo del petrolio e le restrizioni finanziarie. La crescita del 3% degli Stati Uniti nel 2018 è destinata a rallentare al 2,8% nel 2019 a causa dell’incertezza sulle strategie politiche future, mentre l’area EU si dovrebbe stabilizzare intorno al +2% nel 2018-19.
Nel 2018-19 il PIL giapponese dovrebbe attestarsi a poco più dell’1%, grazie agli elevati ricavi societari e alla capacità del Paese di fare turismo nonostante la moderata crescita dei consumi privati. Nel 2019 il PIL cinese dovrebbe segnare + 6,5%. Resta forte la domanda domestica in Australia e Corea, appena sfiorate dalle tensioni commerciali, con il PIL destinato a crescere rispettivamente del 3% e del 2%.
La ripresa del Brasile rallenta a causa dell’incertezza politica e delle difficoltà legate agli scioperi, ma è evidente la minore vulnerabilità rispetto ad altri mercati emergenti. Inoltre l’introduzione di riforme è destinata a incidere sulla spesa privata e a migliorare il clima di fiducia, facendo prevedere per il 2019 una crescita del PIL del 2,5%. Secondo il webzine brasiliano Valor International, la ripresa economica nel Paese non è omogenea: tra il primo e il secondo trimestre dell’anno la regione sud-orientale ha registrato +0,2% mentre il nord ha segnato una contrazione del 2% e il nord-est dell’1,2%; tutte hanno risentito dello sciopero dei camionisti dello scorso maggio.
Aumento moderato per il PIL messicano (+2,5%), rafforzato dai risultati elettorali e dall’accordo commerciale con gli Usa. Per l’Argentina il PIL segnerà -2% nel 2018 per poi diventare stagnante nel 2019.
Prospettive di crescita sensibilmente ridotte per la Turchia e riviste al ribasso anche per il Sudafrica, in recessione nella prima metà dell’anno.
D’altra parte il quadro è già più o meno delineato: se consideriamo il secondo trimestre 2018, il PIL reale dei Paesi del G20 è cresciuto dell’1% rispetto al primo trimestre. Crescita che si è fatta sentire maggiormente in Giappone (+0,7% dopo il - 0,2% del trimestre precedente), Stati Uniti (+1%), Russia (+0,9%), Cina (+1,8%). In aumento anche il PIL reale in Canada (+0,7%), UK (+0,4%), Germania (+0,5%) e Brasile (+0,2%). Rallentano le economie di Turchia, che passa da +1,5% a +0,9%), Corea (+0,6%), Australia (+0,9%), India (+1,9%) e Italia (+0,2%), si stabilizzano quelle di Indonesia (+1,3%), Francia (+0,2%) e collezionano -0,2% Messico e Sudafrica. Su base annua il PIL dell’area G20 si è stabilizzato a +3,9% nel secondo trimestre 2018, dove l’India ha segnato il record positivo (+8%) e il Sudafrica quello negativo (0,5%).