Tailandia, economia da esplorare

La Tailandia si è trasformata rapidamente da un’economia dominata dall’agricoltura a un’economia moderna, industrializzata e guidata dalle esportazioni.
Secondo quanto pubblicato dalla Banca Mondiale, la sua economia è cresciuta del 7,5% annuo nel 1960-1996, cui ha fatto seguito un rallentamento al 5% annuo nel periodo 1999-2005 dovuto alla crisi finanziaria asiatica. Il reddito pro capite è aumentato da 740 dollari nel 1980 a 7.080 dollari nel 2019, con conseguente miglioramento del tenore di vita, mentre il tasso di povertà nazionale è sceso dal 42,5% nel 2000 al 6,3% nel 2021.
Tuttavia la riduzione della povertà sta rallentando e la disuguaglianza di reddito e ricchezza rimane elevata. Nel 2020 la distribuzione della povertà era disomogenea, con un tasso nel Sud e nel Nordest quasi doppio rispetto al livello nazionale.
Pur avendo mantenuto la stabilità macroeconomica, dopo la pandemia la crescita media annua è scesa al 2% tra il 2021 e il 2023, con una previsione di crescita del 2,4% nel 2024: emergono vincoli strutturali all’innovazione e alla competitività oltre che l’invecchiamento della popolazione.
L’obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2050 e a zero emissioni nette di gas serra entro il 2065, richiederà riforme e investimenti per adattarsi al cambiamento climatico, fondamentali per raggiungere l’obiettivo di diventare un paese ad alto reddito entro il 2037.
Nel rapporto Thailand Economic Monitor - Unlocking the Growth Potential of Secondary Cities, pubblicato dal gruppo della Banca Mondiale nel luglio 2024, si prevede una crescita del 2,8% nel 2025, sostenuta sia dalla domanda interna che da quella esterna. Fattori chiave saranno i consumi privati e il turismo, anche se a un ritmo rallentato, le esportazioni di beni e la ripresa del turismo. Il debito pubblico dovrebbe salire al 64,6%.
Con una popolazione 29 volte più grande di quella di Chiang Mai, e un PIL quasi 40 volte maggiore di Chon Buri, Bangkok guida la crescita del paese, avvantaggiata dalla posizione strategica, infrastrutture e reti di trasporto sviluppate, ma vulnerabile per la concentrazione di industrie critiche. Inoltre l’economia della città è satura mentre nelle città secondarie la crescita del PIL pro capite è stata quasi 15 volte superiore a quella di Bangkok.
Le città secondarie sono state quindi individuate come fattore trainante della produttività, della crescita economica e della competitività del Paese. Fungono da centri del governo e dell’industria locale nonché corridoi commerciali economici che forniscono ubicazioni alternative per imprese e industrie promuovendo uno sviluppo territoriale più equilibrato in tutto il Paese.
La piattaforma Città Sostenibili su cui opera la Banca Mondiale è dedicata alla trasformazione delle aree urbane in città a basse emissioni di carbonio e allo sblocco degli investimenti nelle infrastrutture urbane. Le altre due piattaforme sono dedicate alla Finanza Sostenibile, che supporta il finanziamento di investimenti sostenibili necessari per ridurre le emissioni di carbonio, contrastare i cambiamenti climatici e proteggere l’ambiente, nonché all’Innovazione Sostenibile, per rendere la Tailandia più competitiva incoraggiando l’innovazione locale, l’adozione di nuove tecnologie e il miglioramento delle competenze della forza lavoro rafforzando l’imprenditorialità e rendendo il Paese attrattivo per gli investimenti esteri e il trasferimento tecnologico.