America Latina, il punto sugli investimenti
Finora le imprese italiane hanno investito in America Latina in maniera ciclica e non strutturale, senza priorità geografiche o settoriali.
D'ora in poi occorrerà però creare alleanze strategiche territoriali per generare le condizioni per uno sviluppo sostenibile, partendo da connettività fisica (infrastrutture), connettività energetica (energia) e filiera agroalimentare. E l’Italia possiede capacità e know-how adeguati per trattare e gestire rapporti su questi tre fronti.
E' quanto è emerso nel corso dell’America Latina Investment Forum, organizzato il 16 novembre da Lide Italia in collaborazione con il Gruppo Sole 24 Ore, con la partecipazione di professionisti ed esperti dei 14 Paesi dell’America Latina (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Messico, Nicaragua, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela).
All’Italia, settimo paese per investimenti nell’area, si è chiesto di allargare il bacino di interesse anche agli altri Paesi dell'America Latina, considerando che il processo di integrazione regionale è ininterrotto dagli anni 2000 e l’intera area ha investito molto per ottimizzare trasporti e comunicazioni, sia per quanto riguarda la componente fluviale che per l’asse bi-oceanico.
Per competere con la concorrenza cinese, l’America Latina dovrà essere considerata come un trampolino per entrare nei mercati asiatici, anche facendo leva sull’integrazione e sullo sviluppo delle piattaforme digitali.
In definitiva, gli investitori italiani riconoscono l’attrattività dei Paesi dell’area ma si rende necessario cambiare le modalità di investimento, in considerazione dell’attuale contesto di difficoltà: più apertura verso nuovi Paesi, maggiore integrazione sia sociale che di mezzi, visione di lungo periodo, individuazione di asset strategici.